mercoledì 3 febbraio ’21

     

     

    nell’immagine una fotografia di Erik Johansson – artista e fotografo svedese

     

     IV Settimana T. Ordinario

     

    Proverbio del giorno (Proverbi africani)

    “Se aspetti il domani, il domani verrà; se non aspetti il domani, il domani verrà.”

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera)

    O Dio, che nel profeta accolto dai pagani e rifiutato in patria manifesti il dramma dell’umanità che accetta o respinge la tua salvezza, fa’ che nella tua Chiesa non venga meno il coraggio dell’annunzio missionario del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen

     

    BIAGIO, MARTIRE

    Era vescovo di Sebaste in Armenia quando avvenne il martirio, intorno al 316: questo è dovuto alla persecuzione causata dai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Avendo guarito un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali della gola. Oggi si celebra la benedizione di S. Biagio con le candele della Candelora.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 6,1-6)

    Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di Vita)

    “Ma guarda te! Va in giro col portafoglio che sporge dalla tasca di dietro dei pantaloni e si lamenta che gliel’hanno rubato” scuote il capo commentando l’ennesimo furto a danno di un africano ospite del Patronato. “Eppure gliel’ho detto mille volte che il borsellino va messo nella tasca davanti per impedire i furti…Ma niente, non c’è modo di farglielo entrare in testa. E se non è il portafoglio, è il telefonino…alla fine sembra che ci prendano gusto a farsi derubare”. Il rimprovero è netto e senza sconti, ma è difficile dargli torto: lui è un pensionato italiano, pure ospite della casa e nelle sue parole si coglie il rincrescimento nei confronti di gente che a volte assieme ai pochi soldi o al cellulare, viene derubata anche dei documenti…e allora sì che sono dolori! Qualche giorno fa lo stesso pensionato gira alla larga da tutti: “Che cosa gli è capitato?” chiede uno “Non vuol parlare con nessuno e ha un diavolo per capello”. “Ti è successo qualcosa?” azzarda un altro. E lui: “Ho perso il portafoglio e sono nervoso perché dovrò rifare i documenti”. Evita di fornire dettagli, ma qualche ora dopo si verrà a sapere che sull’autobus qualcuno il portafoglio gliel’ha sfilato dalla tasca di dietro dei pantaloni… Questo succede a chi fa la predica agli altri e si dimentica di applicarla a sé stesso.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i ragazzi ed educatori delle scuole del PSV: Bergamo, Clusone, Endine e Bolivia

    Don’t Forget!

    Santi e Beati della Carità

    Beato Luigi Variara,

    salesiano

    Asti 1875 – Cucuta (Colombia)1923

     

    Nato a Viarigi (Asti) Monferrato, era stato mandato a Torino Valdocco dal papà, maestro elementare e ammiratore di don Bosco che il ragazzo conobbe di persona il 20-12-1887, poche settimane prima della morte (31-1-1888). “Ebbi la certezza di aver conosciuto un santo che aveva scoperto nella mia anima qualcosa che solo Dio e lui potevano sapere». Nel 1891 capì che diventare salesiano voleva dire dedicare tutta la vita a Dio e alle persone che Dio gli avrebbe affidato. In quell’anno fra le lettere dei missionari, arrivarono anche quelle di Don Unia, missionario tra i lebbrosi di Agua de Dios, in Colombia. A 17 anni Luigi Variara, davanti a Don Rua, fa voto di castità, povertà e obbedienza e chiede di essere mandato nelle missioni e inizia gli studi nel seminario salesiano di Torino-Valsalice dove nel 1894, arriva malato il missionario Don Unia, venuto in Italia a cercare giovani salesiani disposti a prendere il suo posto tra i lebbrosi. Scrive Variara: «Quando Don Unia venne a scegliere il suo missionario tra 188 chierici, fermandosi davanti a me, disse: “Questo è il mio”. Poi, chiamatomi da parte, mi chiese se volevo andare in Colombia nel lazzaretto di Agua de Dios, e io dissi sì, con un’allegria che pareva un sogno. Questa grazia l’ho attribuita a Maria Ausiliatrice». Un rapido addio al paese e alla famiglia, 40 giorni di viaggio attraverso l’Oceano Atlantico, poi in battello per mille km sul fiume Maddalena, poi 4 giorni a cavallo fino ad Agua de Dios. «Il nostro arrivo fu quasi improvviso, ma quanta festa ci fecero i cari lebbrosi: parevano quasi guariti alla sola vista di Don Unia, che amano veramente tanto». E il 6 agosto 1894. Ad Agua de Dios vivono 620 lebbrosu e altrettanti familiari sani. Il clima è asciutto e caldo.

    Quando arriva Don Luigi, lavorano tra i malati tre salesiani: Don Unia, Don Raffaele Crippa e il salesiano laico Giovanni Lusso. Ci sono anche le Suore che fanno servizio all’Ospedale dove sono ricoverati i casi più gravi e hanno dato inizio ad un fiorente gruppo di Figlie di Maria. Don Luigi osserva che quasi tutti sono condotti nel paese-lazzaretto dalla polizia contro la loro volontà. Il pericolo maggiore è la disperazione: l’ubriachezza era una condizione normale, i suicidi frequenti. Con don Unia invece il paese è diventato un luogo civile, con negozi, attività artigianali, chiesa, scuola, dispensario medico, centro sociale gestito dai lebbrosi. Don Unia chiede a don Luigi appassionato di canto e di musica, di dare vita e allegria ad Agua de Dios: lui crea la banda musicale dei ragazzi lebbrosi che dà il primo concerto con un successo enorme. Don Unia muore il 9 dicembre 1895. Il 24 aprile 1898 don Variara è ordinato sacerdote a Bogotà, a 23 anni. Torna ad Agua de Dios e celebra la prima Messa il 1° maggio con una festa indescrivibile. Tra le giovani Figlie di Maria scopre anime capaci di forte impegno spirituale, fino a voler offrire la loro vita al Signore. Sono lebbrose o figlie di lebbrosi, e sono angeli. Dal 1901 al 1904 furono 23 le Figlie di Maria che arrivarono a fare il voto di consacrazione vittimale». Senza nessun chiasso nasceva così l’Istituto delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. Come lebbrose o figlie di lebbrosi non sarebbero state accettate da nessuna congregazione. Il vescovo di Bogotà approvò il regolamento delle consacrate e le esortò ad essere sante religiose. Da quel momento su di lui e sulla congregazione nascente si scatenò la bufera: don Luigi fu ostacolato, calunniato, intralciato e allontanato da Agua de Dios. Arrivarono a torturarlo proibendogli di scrivere alle suore e ad allontanarlo dalla Colombia. Il suo fu un calvario lungo, sopportato con pazienza, in silenzio, donato a Dio per la crescita delle figlie spirituali. Ed esse vissero, e prosperarono. Morì il 1° febbraio 1923, a soli 48 anni, lontano da tutti, e anche (sembrò) dimenticato da tutti. Ma nel 1964 il Papa Paolo VI riconobbe la congregazione con centinaia di religiose, tra quelle di diritto pontificio. Nel 1993 le virtù di Don Luigi Variara sono state riconosciute dalla Chiesa «eroiche», e Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamato Beato il 14 aprile 2002.

     

     

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