martedì 2 marzo ’21

     

     

    nell’immagine un dipinto di Alessandro Tofanelli

     

    IIa settimana di Quaresima

     

    Proverbio Africano

    L’uomo è come l’anatra, mette il becco dappertutto.

     

    Iniziamo la giornata pregando (S. Ambrogio)

    Vieni Signore Gesù, cerca il tuo servo, cerca la tua pecora stanca. Lascia andare le tue 99 pecore e vieni a cercare la sola pecora che ha errato. Vieni senza cani, vieni senza il servo mercenario. Già da tempo aspetto la tua venuta. Vieni non con la verga, ma con spirito di amore. Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi. Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso e le cui piaghe sono penetrate dai veleni del serpente. Il lupo notturno mi ha allontanato dai tuoi ovili. Cercami, poiché io ti cerco, cercami, trovami, prendimi, portami. Non ti infastidisce un peso che ti ispira pietà. Vieni dunque, Signore, poiché anche se ho errato, tuttavia, non ho dimenticato i tuoi comandamenti, e conservo la speranza della medicina. Vieni, Signore, perché tu solo sei in grado di far tornare indietro la pecora errante. Vieni ad attuare la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo. Portami sulla croce che da la salvezza agli erranti, nella quale vivranno tutti quelli che muoiono.

     

    CARLO IL BUONO

    principe danese, figlio del santo re Canuto IV, ottenne la corona di conte di Fiandra da parte materna. Dopo una breve parentesi iniziale, il suo regno fu caratterizzato da pace e giustizia. Dedito alla difesa ed all’aiuto dei poveri e dei deboli, venne ucciso da uomini d’arme che egli aveva cercato di pacificare. Leone XIII lo beatificò ufficialmente nel 1882.

     

    Parola di dio del giorno (Matteo 23,1-12)

    Gesù si rivolse alla folla e ai discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti scribi e farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

     

    Riflessione del giorno (N. Giordano)

    E’ noto che ci sono sempre due vie nel nostro cammino. Una è stretta, l’altra è larga. Gli scrittori antichi dicevano che lungo la strada larga passavano i carri pesanti che sollevavano molta polvere mentre quella stretta era percorsa da uomini che si affaticavano per giungere alla meta. La via che conduce alla “conformità” è decisamente molto stretta anche se tutti sono chiamati a percorrerla. Dio è padre di tutti e sa bene che cosa i suoi figli facciano. Molti cercano di incamminarsi sulla via larga perché più comoda. Gesù interviene mettendoci in guardia dall’atteggiamento farisaico che a volte si può assumere nel dialogo con lui. Sono molti quelli che cercano la esteriorità. Il teatro piace a tutti, fuorché a Dio che non si lascia commuovere da quello che dicono gli uomini. Gesù insegna la differenza tra ciò che l’uomo vede e ciò che produce. Afferma che non sono le cose che entrano nell’uomo che possono contaminarlo ma ciò che esce dal suo intimo. L’insegnamento si può paragonare alla mentalità industriale. Il valore di un operaio viene valutato in base a quello che produce. Dio guarda il “prodotto”. La mente e il cuore dell’uomo potrebbe essere un centro produttivo di altissimo valore, ma bisogna vedere cosa produce. Si può essere produttori di bontà o di empietà. Il cuore e la mente sono le forze produttrici del bene e del male e chissà perché l’organo che dovrebbe essere strumento di amore si trasforma spesso in strumento di odio e di inganno.

     

    Intenzione di preghiera del giorno

    Per l’ambasciatore, il carabiniere e l’autista uccisi in Congo e per chi perde la vita cercando di donarla.

     

    Don’t Forget! “1000 quadri più belli del mondo”

    JACQUES-LOUIS DAVID: IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI

    1784 / 85 – Olio su tela – 329,8 x 424,8 cm – Museo del Louvre Parigi

     

    l giuramento degli Orazi di JACQUES-LOUIS DAVID (1748-1825) è un manifesto importante del neoclassicismo. David si appassionò alla pittura fin da giovane e frequentò l’accademia delle belle arti di Parigi. Nel 1775 vinse il concorso Prix de Rome e partì per l’Italia dove rimase 5 anni studiando le opere dei più grandi artisti. A Roma scrisse che fu come se gli avessero tolto le cataratte. Tornato a Parigi, ottenne committenza di Luigi XVI e diventò celebre: il suo stile era ispirato al mondo classico. Durante la rivoluzione francese cadde in disgrazia, ma venne salvato da Napoleone che lo nominò pittore ufficiale di corte. Esiliato in Belgio dopo la morte di Napoleone, vi morì nel 1825. Il dipinto che esaminiamo è tratto dalla storia romana: durante il regno di Tullo Ostilio, per decidere l’esito della guerra di Roma e Alba Longa, tre fratelli romani (Orazi) si dovettero scontrare con tre fratelli di Alba Longa (Curiazi). Dei Curiazi non sopravvisse nessuno mentre dei tre Orazi uno riuscì a tornare sancendo la vittoria di Roma. Il quadro rappresenta l’istante in cui gli Orazi giurano al loro padre di difendere Roma a costo della vita. Sulla destra si nota la presenza di alcune donne, tristi per il conflitto imminente; fra di loro c’è Camilla, preoccupata perché sa, che comunque vada, perderà i fratelli o il suo amato. Il colonnato davanti al quale si svolge la scena crea una parete scura che mette in risalto la scena. I colori degli abiti sono brillanti e definiti: rosso, blu e bianco che sono i colori della bandiera francese. I protagonisti sono disposti come su di un palcoscenico: raffigurati insieme, come un gruppo scultoreo, con gesto eroico prestano giuramento e sono dipinti di profilo come le effigi sulle monete. La prospettiva geometrica è rigorosa e le linee di fuga convergono sulle mani del padre che trattengono le spade. L’artista prende in prestito la leggenda per esaltare l’impegno politico ed eroico del singolo a favore del bene comune, sentimenti determinanti durante la rivoluzione che scoppierà in Francia di lì a poco. l giuramento degli Orazi ha una dimensione monumentale: il grande impatto visivo delle opere di David è una componente essenziale per esaltare il messaggio.

     

     

     

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