martedì 27 agosto ’19

    XX Settimana del tempo ordinario

     

    Proverbio del giorno

    Possiamo scegliere ciò che vogliamo seminare, ma saremo comunque obbligati a raccogliere solo ciò che abbiamo piantato. (Proverbi cinesi)

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Per il nostro Signore…

    Monica. Nacque a Tagaste in Numidia, nel 332. Da giovane studiò e meditò la S. Scrittura. Madre di Agostino d’Ippona, fu determinante per la conversione del figlio: nella notte di Pasqua del 387 a Milano poté vedere Agostino battezzato. Nelle «Confessioni» Agostino narra dei colloqui spirituali con la madre, ricevendone conforto ed edificazione. Monica morì, a seguito di febbri alte, nel 387.

     

    Ascoltiamo La Parola di Dio Matteo 23,23-26

    Gesù disse: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!”

     

    Riflessione Per Il Giorno (Detti e Fatti dei Padri del deserto)

    Un fratello interrogò uno dei padri su un pensiero blasfemo: «Abba, la mia anima è oppressa da un pensiero blasfemo, abbi pietà di me e dimmi da dove esso mi viene e ciò che devo fare». L’anziano rispose: «Questo pensiero viene perché noi sparliamo, disprezziamo e critichiamo; esso è soprattutto una conseguenza dell’orgoglio, della volontà propria, della negligenza nella preghiera, della collera e del furore, tutte cose che sono, precisamente, i segni dell’orgoglio. Difatti l’orgoglio ci fa entrare nelle passioni che ho enumerato e da esse nasce il pensiero blasfemo. E se questo pensiero indugia nell’ anima, il demone della blasfemia lo consegna al demone dell’impurità. Sovente lo conduce sino allo smarrimento dei sensi, e se l’uomo non li ritrova è perduto»

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutte le mamme che soffrono a causa dei loro figli

     

    Don’t Forget: 1.000 quadri più belli del mondo

    NICOLA MALINCONICO: MARTIRIO DI SANT’ALESSANDRO DA BERGAMO

    1693/1694 – olio su tela – Bergamo, Duomo

    Nel 1692, l’artista napoletano Luca Giordano partì per la Spagna lasciando incompiuti alcuni dipinti che gli erano stati commissionati a Bergamo: al suo posto fu chiamato un suo seguace nonché suo concittadino, Nicola Malinconico, che nel 1693 ricevette anche il prestigioso incarico di dipingere la pala dell’altare maggiore del Duomo di Bergamo, con tema il martirio di S. Alessandro, titolare della cattedrale e patrono della città. Il pittore terminò l’opera l’anno dopo. Il dipinto di Nicola Malinconico raffigura il momento immediatamente precedente la decapitazione di Sant’Alessandro che è ancora abbigliato nelle sue vesti di soldato, e mostra un volto serafico, incorniciato da barba e capelli biondi, con lo sguardo rivolto al cielo, in atto di pregare per consegnare la propria anima al Signore. Quest’ultimo è già pronto in cielo per accoglierlo: vediamo Dio seduto su una nuvola e scortato da un nugolo di angeli che si sporgono dalle nubi per assistere al martirio. Il dettato dai toni fortemente barocchi, tipicamente giordanesco, si evince da molti particolari: intanto, la netta divisione in due parti della composizione che contribuisce a rendere ancora più drammatica la scena. Poi, la disposizione semicircolare dei personaggi che spingono l’osservatore a concentrarsi sul punto focale della scena: il santo inginocchiato mentre il boia sta sguainando la spada per decapitarlo. Anche i panneggi spiegazzati, elaborati e un po’ nervosi, sono simili a quelli di Luca Giordano. Tutt’intorno, sono raffigurati, negli atteggiamenti più disparati, diversi personaggi, tra cui possiamo immaginare molti fedeli convertiti dal santo: c’è chi curiosa sporgendosi da una colonna per vedere meglio, chi si schermisce, chi invece assiste con calma a un evento considerato normale per quei tempi. Curioso il brano del bambino in primo piano con il suo cane, che contribuisce a render ancora più palese la consuetudine dell’evento. Il cavallo che vediamo dietro il braccio del boia è probabilmente un riferimento al santo: è un attributo tipico della sua iconografia, che lo vede spesso ritratto, da soldato, in groppa al suo cavallo.

     

    nel’immagine un dipinto di Nicolas Party

     

     

     

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