Martedì 31 gennaio 2023

     

    4a settimana tempo ordinario  

     

    Aforisma del giorno di S. Giovanni Bosco

    Quando vedo i giovani occupati nel gioco, sono sicuro che il demonio non riesce a far nulla.

     

    Preghiera del giorno

    O Dio, che hai suscitato S. Giovanni Bosco come padre e maestro dei giovani, concedi anche a noi la stessa fiamma di carità, a servizio della tua gloria, per la salvezza dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te e con lo Spirito Santo, per i secoli dei secoli.

     

    Santo del giorno

    S. Giovanni Bosco

    Giovanni Bosco aveva appena nove anni (era nato il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d’Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco) quando ebbe il sogno che gli indicò la sua strada: in un cortile, in mezzo a un gruppo di ragazzi, vide prima Gesù e poi la Madonna, attorniata a bestie feroci poi trasformate in agnelli.

    Da quel momento Giovanni divenne per i suoi coetanei un apostolo in grado di affascinarli con il gioco e la gioiosa compagnia, ma anche di farli crescere nella fede con la preghiera. Divenne sacerdote nel 1841 e nello stesso anno di fatto iniziò l’opera che poi diventò la Società Salesiana, fondata nel 1854.

    Nel 1872, con santa Maria Mazzarello (1837-1881), fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Morì nel 1888. È Patrono degli Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori … e anche del Patronato S.V.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 18,1-5

    In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

    Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me».

     

    Riflessione del giorno Dell’ex-allievo salesiano Fabio Geda, scrittore

    Per spiegare la grandezza di don Bosco bisogna partire dall’immagine del “cortile”, luogo privilegiato dal santo per l’incontro e della relazione tra l’adulto e il ragazzo. Il “cortile” è infatti una delle risposte più efficaci all’eterno problema che attraversa tutta la storia delle relazioni tra vecchie e nuove generazioni. 

    L’adulto fatica a stare dentro la relazione coi giovani. Preferisce pontificare dalla cattedra, fornire pillole di saggezza, ma senza sporcarsi le mani. Don Bosco aveva invece capito che per educare si deve sudare, impolverarsi assieme ai ragazzi, per questo è stato definito l’uomo del fare, perché più che dire tante parole su di sé e sul proprio metodo educativo, ha agito; s’è, appunto, sporcato le mani, dando l’esempio. 

    Ha scritto tanto, certo, ma su altri argomenti. Sull’educazione, invece, solo un libricino riguardo al “Sistema preventivo”. Affascina questa figura di prete che, arrivato a Torino nel 1841, s’è trovato circondato dai migranti d’allora che scendevano dalla Savoia, dalle montagne e dalle campagne verso il capoluogo piemontese per fare i mestieri più umili; e ha scelto di vivere la strada assieme a loro.

    È questo esempio e questa coerenza personale che convincono. Si tratta di una lezione, quindi, per gli educatori di oggi e non solo di oggi, ma di sempre: l’educazione oltre che essere “cosa del cuore” deve passare attraverso il fare più che il dire. E su ciò dovrebbe riflettere un po’ di più la scuola d’oggi.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché l’esempio e la protezione di don Bosco nostro patrono, aiuti i sacerdoti, i docenti e i genitori dei nostri ragazzi nel compito di formazione e di educazione a una vita sempre più umana e cristiana.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    GIOVANNI SEGANTINI: A MESSA PRIMA

    1884-1886, olio su tela, 108 x 211 cm. St. Gallen, Kunstmuseum Svizzera

    Nel quadro del pittore svizzero Giovanni Segantini è ritratto un anziano sacerdote che sale lentamente l’ampia scalinata che porta a una chiesa: il prete indossa la talare nera e il cappello a larghe falde tipici dei preti di allora. Dietro la schiena tiene in mano il breviario aperto sulla preghiera del giorno.

    A sinistra, in alto, si intravede la facciata di una chiesa barocca coperta in parte dalla lunga balaustra che delimita il sagrato; a destra la forma arrotondata della seconda balaustra. Nel cielo terso del mattino, a sinistra, è ancora presente un cerchio di luna. L’opera fu dipinta a Veduggio, comune della Brianza dove Segantini visse circa un anno dal 1884 al 1885.

    Inizialmente l’artista, invece del prete, dipinse una donna che scendeva le scale un cane, mentre in alto, poggiati alla balaustra tre “beghine” si burlavano di lei. Il dipinto era di significato opposto: il titolo era “Non assolta”, riferito alla donna che, incinta, scendeva la scala della chiesa col suo peccato. La 1.a versione fu esposta ed ebbe discreto successo.

    Ma Segantini nel 1885 decise di ridipingere il quadro ottenendo un risultato contrario e più spirituale. Gli storici, ipotizzano che la causa del ripensamento sia stata la nascita del figlio Gottardo, ma anche il fatto la vita familiare e la carriera di Segantini fosse diventata meno incerta. 

    Crediamo che il miglior commento a quest’opera sia quello di Federico Ferrari: “La vita va vissuta con una passione capace di far sorgere un ripensamento, di far riemergere dai fondali del quotidiano una figura solitaria e silenziosa che, incurante di tutto, non tema di spingersi al di là. Una figura assolta e assoluta e che fa affidamento su una fede senza certezze (il libro sacro è sconsolatamente dietro la schiena). Solo lo sguardo della luna.

    La scala per scendere e per salire è una sola, è la medesima…Non resta che, un passo dopo l’altro, ascendere, salire. Non resta che indirizzarsi a un altro spazio, al di là di quello rappresentato, di andare al di là del mondo come volontà e rappresentazione. Indirizzare sé stessi a un “prima” del mondo (a Messa prima è il titolo del quadro), che è però frutto di un ripensamento, di un pentimento, di una rinuncia. Solo il singolo, nella sua silenziosa solitudine, può compiere questo cammino. Dove porti la via, non si sa. Non resta che camminare.

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