Mercoledì 01 febbraio 2023

     

    4a settimana tempo ordinario  

     

    Aforisma di S. Giovanni Bosco

    Se vuoi farti buono, pratica queste tre cose e tutto andrà bene: allegria, studio, preghiera. È questo il grande programma per vivere felice, e fare molto bene all’anima tua e agli altri.

     

    Preghiera del giorno

    O Dio, ti preghiamo perché con coraggio i nostri giovani prendano in mano la loro vita, mirino alle cose più belle e più profonde e conservino un cuore libero. Accompagnati da guide sagge e generose, aiutali a rispondere alla chiamata che Tu rivolgi a ciascuno, per realizzare il suo progetto di vita e raggiungere la felicità. Per Cristo Nostro Signore. Amen

     

    Santo del giorno

    S. Brigida d’Irlanda

    Nata attorno alla metà del V sec. di Brigida si sa che fu la fondatrice di uno dei primi monasteri irlandesi e che ebbe un ruolo fondamentale nell’annuncio del Vangelo agli abitanti pagani dell’isola. Brigida occupò un posto autorevole nella nascente Chiesa irlandese del suo tempo, guidando sia il monastero maschile che quello femminile di Kildare, a una sessantina di chilometri a sud ovest da Dublino.

    La sua morte avvenne intorno all’anno 524. Data della sua festa è da sempre il 1° febbraio, come ricorda il martirologio ufficiale della chiesa cattolica che di lei scrive: badessa e fondatrice di uno dei primi monasteri irlandesi e prosecutrice dell’opera di evangelizzazione intrapresa da San Patrizio.

     

    Parola di dio del giorno Marco 6,1-6

    In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?

    E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.»

     

    Riflessione di don Arturo Bellini su don Bepo

    “Nel nome del Signore ricomincio”: è l’impegno messo a scritto da don Bepo nelle prime pagine del diario, che va dal 1952 al 1966. “Nel nome del Signore ricomincio”: è il proposito che ricorre nella vita di ogni cristiano. Le sfide che ci attendono nei tornanti della vita non sono né poche né piccole e ogni volta occorre ripartire, anzi rinascere a vita nuova. 

    La rinascita poi –lo sappiamo- è un fatto di cuore, ma insieme di mente e quindi anche di azione. Di cuore, innanzi tutto. È nel cuore e dal cuore che si rinasce: perché non si rinasce mai da sé, ma da altri. Per chi ha fede: da Dio che ci ama e si fida noi. Ma non basta rinascere nel cuore, attingendovi il soffio della speranza e della vita nuova. Bisogna insieme rinascere nella mente cioè chiudere i conti con il lievito vecchio e per affrontare il coraggio di pensare il nuovo secondo Cristo.

    Ogni ricominciamento è solo illusorio se non si accompagna alla scelta di riprendere in mano la vita e di scegliere, sui passi di Gesù e come Gesù, di anteporre a tutto l’amore e la volontà i di Dio Padre, di privilegiare l’altro al posto dell’io, la prossimità invece della competizione, la fiducia invece del sospetto, la parola edificante invece della maldicenza, i beni comuni invece dell’accaparramento di pochi, la forza della speranza invece che il contagio della depressione.

     

    Intenzione di preghiera

    Perché impariamo ogni giorno a ricominciare la nostra vita come se fosse il nostro primo giorno e a viverla con impegno e responsabilità come se fosse l’ultimo.

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani

    Martiri Vietnam 3.a parte

    SANTO MARTIRE ANDREA DŨNG LẠC

    TRAN AN DUNG nasce a Bac Ninh nel 1795 in una famiglia così povera che fu costretta ad affidarlo alle cure di un catechista cattolico. Cresciuto nella fede, quindi, e battezzato con il nome di Andrea, il futuro martire viene ordinato sacerdote nel 1823. Viceparroco a Dong-Chuoi, si fa notare per lo stile semplice, per l’attiva assistenza ai poveri e per la sua sobrietà in ogni cosa.

    Nel 1833 aveva appena terminato di celebrare l’Eucaristia quando le guardie imperiali lo arrestarono la prima volta. Riscattato dietro il pagamento di una somma di denaro raccolta dai fedeli, decise di cambiare il nome da Dung a Lac per dare meno nell’occhio e si avventurò nelle province più pericolose di Hanoi e Nam-Dihn per evangelizzare. Alla fine del 1839 Andrea fu arrestato per la terza volta col confratello Pietro.

    Capì allora che la sua vocazione era il martirio: il Signore voleva che bagnasse quella terra martoriata con il suo sangue, così chiese al suo vescovo di non pagare per la sua liberazione. Durante il trasferimento al carcere di Hanoi furono molti i fedeli che accorsero a piangere e lui li rincuorava, ricordando loro di continuare a vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa.

    Nella nuova prigione, ai due preti venne chiesto di abiurare e calpestare la croce. Per tutta risposta, essi s’inginocchiarono e la baciarono. Per loro, dunque, la sentenza non poteva che essere di condanna a morte, che venne eseguita per decapitazione il 21 dicembre appena fuori città, presso la porta di Cau-Giay. I semplici fedeli cristiani invece potevano aver salva la vita se calpestavano la croce davanti al giudice.

    Ma davanti alla fermezza nella fede dei cristiani, il sovrano ne ordinò la dispersione e la confisca dei beni: i mariti vennero separati dalle mogli e i figli dai genitori; molti vennero esiliati in regioni lontane, tra popolazioni non cristiane. La crudeltà dei carnefici era spaventosa e i cristiani vietnamiti subirono ogni sorta di violenza: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture in carceri e miniere… ma la maggior parte di loro non venne meno alla fede anzi fecero rifulgere la gloria del Signore, «che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio». La chiesa ha riconosciuto martiri 117 tra ecclesiastici, religiosi, missionari e laici uccisi nel corso di diverse persecuzioni in Tonchino, Cocincina e Annam tra il 1745 e il 1862. Otto di loro erano vescovi, 50 preti e 59 laici; oltre ai vietnamiti (96), il gruppo comprende 11 domenicani spagnoli e 10 francesi della Società per le missioni estere di Parigi. La maggior parte (75) subì la decapitazione, gli altri vennero strangolati, arsi vivi, squartati o morirono in prigionia dopo varie torture. Uno dei martiri descrisse le azioni dei suoi persecutori: “La prigione qui è vera immagine dell’inferno eterno”, scrisse in una delle sue lettere.

     

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