mercoledì 20 ottobre ’21

     

    29a Settimana del tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno – Nicolàs Gòmez Dàvila

    “Tutto ci sembra caotico tranne il nostro disordine.”

     

    Preghiera del giorno – Pierre Griolet

    Cristo, che fai sempre ciò che piace al Padre: donaci di fare dell’obbedienza una gioia e una libertà di figli.

    Insegnaci la preghiera fiduciosa, che persiste senza timore, che non è mai scoraggiata, che desidera la venuta del Regno con la sua giustizia e la sua libertà. Signore Gesù, che dai il riposo, insegnaci a riposarci in te.

    Rischiara il nostro sguardo con la limpidezza del tuo Vangelo. Sei la nostra salvezza, sei l’aurora di ogni gioia: colma le nostre attese, rinnova la nostra vita. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. ANDREA IL CALIBITA. Monaco a Creta, si recò a Costantinopoli per prendere parte alle aspre lotte sull’uso delle immagini nelle chiese cristiane.

    L’imperatore Costantino V sosteneva gli avversari dell’uso delle immagini e sollevò una violenta persecuzione contro la parte avversaria: un gran numero di monaci patì il martirio piuttosto che rinunciare alla tradizione.

    Andrea, a Costantinopoli, fu condotto da Costantino e accusato di idolatria, ma rispose accusando a sua volta l’imperatore di eresia. Fu quindi flagellato e mentre veniva trascinato via, un fanatico lo uccise a coltellate.

    Gettarono il suo cadavere in una fossa comune, ma poi il suo corpo fu seppellito in un luogo dove fu edificato un monastero a lui dedicato. È soprannominato Calibita” per distinguerlo da un altro S. Andrea di Creta, monaco, divenuto vescovo e morto circa 25 anni prima.

     

    La parola di dio – Luca 12,39-48

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.

    Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».

    Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

     

    Riflessione del giorno – Mons. Galantino: Abitare le parole

    Sembra, a volte, che l’uso comune di alcune parole le abbia condannate ad allontanarsi dal significato etimologico e a subire significati impropri: simpatia è una di queste.

    Viene dal greco sympάtheia che allora definiva l’armonia che legava insieme tutte le realtà presenti nel cosmo. La simpatia intesa invece come complicità col sentire altrui si trova già in Aristotele e attraversa la filosofia moderna fino a M. Scheler.

    In verità la simpatia non è sinonimo di contagio emotivo né di empatia, ma va di pari passo con il rispetto della propria e della altrui identità.

    Tant’è che è ritenuto antipatico chi è invadente o tende a estendere fastidiosamente il proprio ego. Se analizziamo l’etimologia della parola simpatia si scopre che viene dal greco συμπάϑεια, composta da σύν (=con) e πάϑος (=patimento) cioè patire insieme.

    Le riflessioni successive ci hanno fatto scoprire che la simpatia è la forza di attrazione che scatta nei confronti di qualcuno o di qualcosa.

    Anche alla base della fede nel Dio della Bibbia c’è la forza attrattiva di un «Dio simpatico», che non solo riconosce le emozioni umane, ma s’immerge nei nostri sentimenti, ci spinge al largo e ci fa andare oltre le strettoie delle singole esperienze.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché, andando oltre le simpatie o antipatie, coltiviamo in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù nei confronti di Dio e del prossimo.

     

    Don’t forget! Santi e beati della carità

    GIACOMO STREPAR 1340-1409

    Un apostolo di Polonia e Russia fu, nel XIV secolo, Giacomo Strepar che, ricco di nascita, mise in pratica l’invito rivolto da Gesù nei Vangeli: lasciare tutti i beni e mettersi alla sua sequela.

    Giacomo nacque nella diocesi di Cracovia, da nobile famiglia polacca, verso l’anno 1340. Era molto giovane quando, affascinato dall’ideale francescano, si aggregò alla Società Frati Pellegrini, composta sia da Francescani che da Domenicani e si prefisse come meta l’Ucraina.

    Fu eletto guardiano del convento di Leopoli in un momento in cui c‘erano contrasti tra il clero diocesano e i religiosi e tra cattolici e ortodossi. Nella piena maturità gli si prospettò la missione di predicare la Parola di Cristo in Russia.

    Infaticabile, impiegò le sue forze, con impegno straordinario, per il bene della chiesa. Costruì chiese nei luoghi più remoti ed eresse parrocchie, affidandole a sacerdoti di provate virtù, giunti a volte dalla Polonia. Attento alle necessità dei poveri, utilizzò a tale scopo le rendite del vescovado.

    Si impegnò nella costruzione di monasteri, scuole e ospedali. A piedi, col semplice saio francescano, visitò ogni comunità. Fu esempio d’umiltà, accompagnando l’apostolato con penitenze personali.

    In ogni azione era spinto da grande fede: istituì l’adorazione perpetua e raffigurò la Vergine nello stemma vescovile, invitando a recitare il Rosario. Tanto zelo portò i frutti di un diffuso risveglio religioso del popolo.

    Il frate vescovo esercitava la missione anche verso atei e ortodossi, desiderando con forza l’unità dei cristiani e, per l’alta autorità morale, fu nominato senatore del Consiglio di Patria.

    In tale veste dava suggerimenti pratici per l’amministrazione della città, trovandosi a fronteggiare persino le incursioni dei barbari. Morì il 20 ottobre 1409 ricevendo per gli eccezionali meriti il titolo di “protettore del regno, difensore e custode della patria”.

    Vasta la fama di santità, continui i pellegrinaggi alla sua tomba, mentre si verificavano miracoli per sua intercessione. Il culto, diffuso in Polonia, Lituania e in Russia, fu confermato da Papa Pio VI l’11 settembre 1790.

     

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