mercoledì 3 novembre ’21

     

    31a Settimana del tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di Papa Francesco

    Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli.

    “Dio ricorda”, sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa.

     

    Preghiera del giorno di ALEXANDER HEIDLER

    Mio Dio, fa’ che noi ti vediamo in tutte le cose che tu hai creato e che ti cerchiamo al di sopra di tutte le cose, e che ti amiamo al di sopra di tutte le creature.

    Tutto ciò che è vero che è buono, che è bello che porta gioia nelle tue creature, deve ricordarci te, Amore eterno. Per tutti i tuoi doni lascia che ti ringraziamo; ogni cosa, anche la più piccola, è un riflesso della tua grandezza e deve rallegrarci.

    Fa’ che non dimentichiamo che tutto ciò che è bello e amabile nella tua creazione è un preannuncio di ciò che ci aspetta e godremo in te nell’eternità. Amen.

     

    Santo del giorno

    Silvia nacque a Roma nel 520 da famiglia di modeste condizioni, terza di tre figlie tra cui Emiliana e Tarsilla. Nel 538 sposò il senatore Gordiano di nobile famiglia romana.

    La coppia andò ad abitare nella villa degli Anici sul colle Celio al Clivo di Scauro. Ebbe due figli, il primogenito fu Gregorio, poi eletto al soglio pontificio nel 590.

    Rimasta vedova intorno al 573, si ritirò in una casa sull’Aventino, seguendo la regola benedettina e dedicando il resto della sua vita a preghiera, meditazione e aiuto di malati e bisognosi.

    Il figlio Gregorio continuò invece ad abitare la villa paterna, che trasformò in monastero ed eresse una chiesa dedicata a S. Andrea. In questo periodo sua madre gli faceva recapitare ogni giorno un pasto caldo, temendo che l’austerità della vita eremitica compromettesse la salute già cagionevole di Gregorio.

    Silvia morì nel 592; papa Gregorio la fece seppellire nel monastero di S. Andrea, nel sepolcro dove già si trovavano le sorelle Tarsilla ed Emiliana pure loro sante.

     

    Parola di Dio del giorno – Lc 14,25-33

    Siccome una folla numerosa andava con Gesù, egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?

    Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?

    Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

     

    Riflessione del giorno – Frammenti di vita

    Pressato da ogni parte affinché accetti di parlare con qualcuno dei suoi problemi, alla fine l’uomo capitola accettando il confronto, ma è evidente che non è convinto, lo fa di malavoglia, divaga e non arriva mai al dunque.

    Non ammette che è nei guai fino al collo e fa finta di non accorgersi che il filo che lo tiene unito alla famiglia sta per spezzarsi. Sostiene di avere il controllo della situazione “perché –afferma- adesso bevo molto di meno”. “In compenso ti fai di coca” controbatte la compagna. “Che sarà mai…lo fanno tutti”.

    Con uno così è meglio stare zitti. Ma il silenzio gli dà fastidio e lui lo riempie di parole: parla, parla, non la finisce mai di parlare perché è l’unico modo di impedire che qualcuno gli dica chi è per davvero.

    Ma quando, con gli occhi lucidi e la mano sul petto, inizia il melodramma: “Io sono uno spirito libero e in un mondo di servi quelli come me sono destinati a soffrire” la misura è colma.

    La donna arrossisce per la vergogna e io decido che è meglio piantarla lì: “E’ tardi e devo andare: ci risentiamo”. Che lo schiavo di tutti i vizi si definisca spirito libero è paradossale, anzi ridicolo, ma ha ragione lo scrittore colombiano Nicolàs Gòmez Dàvila quando afferma che: “L’uomo moderno è un prigioniero che si crede libero, solo perché evita di toccare i muri della cella”.

     

    Intenzione di Preghiera per il giorno

    Preghiamo affinché Dio conceda la ricompensa a tutti i benefattori defunti del Patronato S. Vincenzo.

     

    Don’t forget! 1.000 quadri più belli del mondo

    JACQUES-LOUIS DAVID: NAPOLEONE VALICA LE ALPI

    1801 – olio su tela – 259 x 221 cm – Castello di Malmaison – Francia

    Il pittore francese Jacques Louis David (1748- 1825) fu un fervente sostenitore della Rivoluzione francese, ma rischiò la ghigliottina.

    Nei successivi eventi politici fu un sostenitore entusiasta di Napoleone e mise tutto il suo talento di pittore al servizio dell’imperatore. Il dipinto ricorda il viaggio sulle Alpi di Bonaparte alla guida dell’esercito francese per l’invasione dell’Italia.

    Fu lo stesso Napoleone a suggerire al pittore le modalità del ritratto: doveva apparire “calmo, in groppa a un focoso destriero”. I tratti sono però idealizzati perché l’imperatore si rifiutò di posare, ma almeno la sua uniforme è vera.

    La criniera e la coda del cavallo e il mantello del cavaliere svolazzano nel vento gelido e sferzante delle alture che però non riesce a domarlo.    

    Sulle rocce sono incisi i nomi di Annibale e di Carlo Magno che in precedenza avevano compiuto la stessa impresa e dei quali il Bonaparte si considera evidentemente continuatore ed emulo.  

    Le truppe francesi che si intravedono sul fondo mostrano il lato più realistico dell’impresa, fatta di fatica e di sacrificio, e richiamano l’interpretazione dell’evento molto diversa e addirittura contrastante che un altro pittore francese realizzerà nel 1848, molti anni dopo la morte in esilio (1821) di Napoleone.

    Il pittore è Paul Delaroche (1797 – 1856) e il suo quadro offre una versione molto più realistica e vicina alla realtà.

    Questi i fatti: Napoleone, volendo cogliere di sorpresa l’esercito austriaco (che, approfittando della sua assenza sullo scenario europeo per la campagna militare in Egitto, aveva riconquistato i territori da lui liberati l’anno precedente in Italia) decise di far passare il suo esercito di 40.000 uomini con artiglieria da campo e treno bagagli attraverso la via più breve e cioè il Passo del Gran S. Bernardo.

    Lui fece il percorso non già a cavallo, ma a dorso di un mulo e proprio così lo ritrae il pittore, con a fianco un montanaro conoscitore dei posti che lo conduce sul sentiero pericoloso.

    Nel ritratto di Delaroche non c’è traccia della prosopopea e della retorica del quadro di David: il suo Napoleone pensoso e serio, pare quasi già prevedere la fine prossima del suo folgorante dominio imperiale.

     

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