mercoledì 30 dicembre ’20

     

    nell’immagine una fotografia di Olmo Fattorini – @olmo_photography

     

     

    Tempo di Natale

     

    Proverbio del giorno:

    Manca tanto la pazienza ai poveri, quanto la compassione ai ricchi.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera di Bonhoeffer)

    Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola, e facciamo silenzio prima di coricarci, perché l’ultima Parola appartiene a Dio. Facciamo silenzio solo per amore della Parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo, Amen. 

     

    EUGENIA RAVASCO

    nata a Milano nel 1845 da famiglia agiata e rimasta orfana da bimba, fu affidata agli zii dai quali apprese amore per i poveri. Erede di un ingente patrimonio e promessa sposa a un marchese, si consacrò al S. Cuore di Gesù e cominciò a prestare la sua opera in parrocchie e ospedali. Fondò quella che sarebbe diventata la Congregazione delle figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria e contribuì alla sua diffusione in tutto il mondo. Morì nel 1900.

     

    LA PAROLA DI DIO DEL GIORNO Luca 2,36-40.

    In quel tempo, c’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

     

    Riflessione del Giorno ()

    Santa Melania, figlia di Marcellino, console nel 341, alla morte del marito si recò nel deserto di Nitria per visitare i santi solitari, dei quali aveva sentito raccontare meraviglie. In particolare si recò dal monaco Pambo, famoso in quei luoghi, e, venuta a sapere dell’estrema povertà dell’anziano monaco, gli fece dono di trecento libbre d’argento in vasellami. Il santo lavorava ad intessere foglie di palma, e senza neppure volgere lo sguardo, disse: “Dio vi ricompensi”. Poi ordinò all’economo di distribuire il vasellame tra monasteri poveri della Lidia e delle isole. Melania attendeva che il vegliardo la ringraziasse e le desse una speciale benedizione ma, visto che continuava in silenzio il suo lavoro, gli disse: “Padre, affinché lo sappiate, sono trecento libbre d’argento…” L’eremita, senza alcun gesto di stupore, rispose: “Colui per amore del quale lo avete donato, non ha bisogno di sapere il peso: egli pesa le colline e le montagne. Se l’aveste donato a me, era giusto dirmene la quantità, ma se l’avete offerto a Dio, che non disprezza neppure due spiccioli, allora tacete”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutte le famiglie del mondo, soprattutto quelle visitate dal dolore e dalla crisi…

     

    Don’t Forget!

    Santi e beati della carità:

    i fratelli

    Beato Giovanni Maria Boccardo

    1848-1913

    Beato Luigi Boccardo

    1861-  1936

     

    Giovanni Maria Boccardo nacque nella tenuta “Cà Bianca” in frazione Testona di Moncalieri (Torino) il 20-11-1848 primogenito di 10 figli. Luigi invece è il settimo e nasce a Moncalieri il 9-8-1861: a «Luigino», fisico gracile, Giovanni, tredicenne, fa da padrino al Battesimo e da prete farà da esempio e da guida. La famiglia fu per i due fratelli la prima e più autentica scuola di formazione cristiana. Il maggiore, Giovanni Maria entra in Seminario e viene ordinato prete il 3-6-1871. Due anni dopo diventa direttore spirituale del seminario di Chieri, ove era entrato come assistente e quindi è mandato a Torino nel seminario diocesano con lo stesso incarico. Nel 1882 diventa parroco a Pancalieri, dove rimane fino alla morte. Il fratello Luigi invece viene ordinato il 7-6-1884 ed è nominato viceparroco a Pancalieri colpita da una terribile pestilenza di colera. I due fratelli sono in prima linea nell’assistere malati e moribondi. Passata la pestilenza, si dividono. Mentre don Luigi è chiamato da don Allamano, rettore del santuario e del convitto della Consolata, a Torino come vicerettore e padre spirituale del Convitto – e i due lavoreranno in sintonia per 30 anni – don Giovanni resta a Pancalieri che, dopo il contagio, appare un deserto: anziani soli, bambini orfani, poveri senza casa né risorse. Inizia in un vecchio edificio l’Ospizio di carità per i poveri, gli anziani, gli orfani. Per la loro assistenza fonda le Povere Figlie di San Gaetano. La Congregazione in pochi anni si diffonde con altre 35 case che si ispirano a S. Gaetano da Thiene e al suo stile. Pastore fedele, serve la parrocchia fino alla morte avvenuta il 30 dicembre 1913. Don Giovanni, morendo, indica il fratello come successore alla guida delle sue fondazioni: il 9-1-1914 il cardinale Agostino Richelmy nomina don Luigi superiore delle Povere Figlie: visita e organizza le comunità; apre altre case; amministra l’istituzione con centinaia di suore, decine di comunità, migliaia di assistiti tra vecchi, malati, bambini e preti anziani.

    Nel 1919 l’arcivescovo nomina don Luigi direttore dell’Istituto per cieche di Napoli, fondato nel 1894 e gravato da debiti. Alcune sentono la vocazione e don Luigi le indirizza a varie congregazioni ma, a causa della cecità, sono rifiutate. Così il 18 gennaio 1932 fonda le Figlie di Gesù Re non vedenti, ramo contemplativo delle Povere Figlie, con il compito di pregare per la Chiesa, il Papa, i preti. Mai stato un campione di salute, è sempre più malandato, curvo e mezzo gobbo, soffre di gotta, pesa 60 chili. Autore prolifico, don Luigi scrive 1.027 lettere che esprimono la sua spiritualità e ascesi, la fiducia in Dio di un prete umile, discreto, attivissimo e arguto: «Tre cose non avrei mai creduto di fare: scrivere libri, fondare suore e costruire chiese. Le ho fatte tutte e tre». Il 26 aprile 1936 celebra l’ultima Messa, poi si mette a letto e spira il 9 giugno. I due fratelli sono stati beatificati a distanza di vent’anni l’uno dall’altro. Oggi la loro opera si estende in un centinaio di case in tutto il mondo.

     

     

     

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