DISCERNIMENTO –  Le 12 parole del percorso educativo

     

    3.a parola: “DISCERNIMENTO”

     

     

    Il discernimento, cos’è? Esso è il senso interiore delle cose, la pronta e vigile capacità di capire e scegliere ciò che è bene in ogni situazione, di «valutare ciò che è meglio» (Fil 1,10).

    Che vedere il bene sia la condizione per vivere bene ce lo spiega il profeta Geremia il quale ammonisce che “non vedere il bene” può rendere “maledetti”: “Maledetto l’uomo che…quando viene il bene non lo vede” (Geremia 17,5-6). Perciò il discernimento in quanto aiuta a vedere il bene, è fondamentale in ogni processo educativo. La Bibbia infatti insegna che il bene è dappertutto: Dio “vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). E Sapienza 1,13-15: “Dio non ha creato la morte…(ma) ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte… perché la giustizia è immortale”.

    La fede ci insegna che Dio è dappertutto: “Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo” (catechismo) e siccome Dio è il sommo Bene, ne consegue che il bene è dovunque. È dovunque, ma è nascosto, proprio come Dio che nessuno ha mai visto (Gv 1,18). Ecco perché occorre insegnare il discernimento. Come si fa? Un tempo si era poveri, ma si cresceva bene perché i genitori, gli insegnanti, i preti ci trasmettevano una visione buona della vita, ci insegnavano ad aver fiducia e a voler bene non solo a parenti e amici, ma anche al paese e alla sua gente. Ci proponevano modelli positivi non solo di santi, ma anche figure di giovani positivi e coraggiosi di cui la letteratura per ragazzi abbondava.

    Oggi invece l’accesso ai social media è illimitato e un minore vede di tutto e di più, facendosi un’idea del mondo distorta. Adulti e anziani da parte loro contribuiscono a fomentare la lettura negativa della realtà trasmettendo il pessimismo di fondo che nasce dalla loro vita deludente, si alimenta di paura e fomenta la tristezza e l’aggressività. A questa visione negativa poi si reagisce cercando rifugio in un mondo di fantasia (che non esiste) e nel virtuale mediatico che sembra più vero del vero o, peggio ancora, in paradisi artificiali che vanno dai luoghi esotici alle droghe che alla lunga si rivelano per ciò che sono: veri e propri inferni.

    Per tanta opinione pubblica di oggi il mondo è luogo inospitale e pericoloso, reso così per colpa dell’uomo: gli uomini (ovviamente gli altri, non noi) sono distruttori della natura, fomentatori di conflitti, infidi e ambigui, rissosi e distruttivi ecc. In compenso sono gli animali a essere diventati modelli ideali: fedeli, affettuosi, riconoscenti, capaci di ricevere e dare amore.

    Di fronte a questa deriva di pensiero e di comportamenti, è diventata urgente la necessità di riconoscere alla realtà, all’uomo (e a Dio che di ogni bene è la fonte) il buono che è stato sottratto ingiustamente a loro con tragiche conseguenze. Per questo sta diventando urgente tornare a insegnare che il bene esiste in tutto e in tutti, ma che deve essere cercato e aiutato a emergere. E il discernimento è proprio questo che si propone di fare. Ma c’è anche un secondo aspetto del discernimento che vedremo analizzando la 4.a parola: il LIMITE       

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