giovedì 26 gennaio ’17

    3.a Settimana del Tempo Ordinario

     

     

    La semplicità è tutto. Ripartire dalla base.

    Durante il laboratorio educatico-formativo che si svolge il martedì e giovedì vengono affrontati i temi della vita quotidiana.

    Questa mattina “Come si pulisce”. – vedi fotografia

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di S. Benedetto)

    “Padre buono, ti prego: dammi un’intelligenza che ti comprenda, un animo che ti gusti, una pensosità che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, uno spirito che ti conosca, un cuore che ti ami, un pensiero che sia rivolto a te, degli occhi che ti guardino, una parola che ti piaccia, una pazienza che ti segua, una perseveranza che ti aspetti. Amen

     

    TIMOTEO e TITO

    Timoteo, di madre giudea e padre pagano, si avvicinò alla comunità cristiana dove per la conoscenza delle Scritture, godeva di grande stima. Paolo lo scelse come compagno di ministero. Tito di famiglia greca, pagano, venne convertito in uno dei suoi viaggi da Paolo che lo mandò a Corinto per riconciliare i cristiani con l’apostolo. Quando va Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli, Paolo porta con sé Timoteo –circonciso- con Tito l’incirconciso: nei due riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti. Paolo scrisse 2 lettere a Timoteo e 1 a Tito quando erano vescovi di Efeso e Creta.

     

    Ascoltiamo La Parola di Dio (Luca 10,1-9)

    Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.  Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.  Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi…Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».

     

    Riflessione Per Il Giorno (I monaci di Norcia)

    «La Basilica è distrutta, i fratelli stanno cercando di dare aiuto spirituale alla gente, ad andare incontro a chi ha bisogno dei Sacramenti, dell’estrema unzione…». Padre Ignazio parla a scatti, «mi scusi, devo risparmiare la batteria», la voce al telefono suona lucida e desolata. Dopo la scossa del 26 ottobre, racconta, i cinque monaci rimasti a Norcia erano riparati nel monastero di S. Benedetto al Monte, «la scossa è stata violenta, noi qui stiamo bene, ma i nostri cuori sono rivolti alle persone colpite». La comunità benedettina è composta 15 giovani monaci da vari Paesi, per lo più americani, l’età media è di 34 anni. La vita che scorreva secondo la regola benedettina – ora et labora, preghiera, silenzio e il lavoro nel birrificio – ha subito una cesura fin dalla prima scossa del 24 agosto. «Da allora, noi monaci abbiamo provato a capire quale sia la volontà di Dio per noi e la nostra comunità». All’indomani della scossa del 26 ottobre, il vicepriore padre Benedict aveva mandato una lettera alla comunità: «Il 50 per cento del monastero che era stato considerato “abitabile” dopo il terremoto di agosto è ora danneggiato…cinque dei monaci che stavano in città sono scappati verso S. Benedetto in Monte per raggiungere noi altri otto che eravamo già là e abbiamo iniziato ad accettare che la nostra vita non è nostra e che Dio ha cambiato di nuovo la nostra strada, consolidandosi sulla cima della montagna». La Basilica, secondo la tradizione, era stata edificata sopra la casa natale di S. Benedetto, patrono d’Europa. Il terremoto ha distrutto un luogo simbolo per il Vecchio Continente.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i terremotati del centro Italia, per le vittime e per chi ha perduto tutto

     

     

    don’t forget:

    Il Patronato S. Vincenzo ha deciso di destinare il suo contributo ai terremotati del Centro Italia ai monaci di Norcia più che altro per ragioni di gratitudine: l’Europa deve molto a S. Benedetto che di Norcia era nativo, ma agli Europei di oggi sembra che la cosa non importi più di tanto. E poi ci piace il coraggio di questi giovani monaci, la loro determinazione, la loro testimonianza… 

     

     

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